Hudson River Wind Meditations (2007)


Data di uscita: 24 Aprile 2007
Registrato: Animal Lab, New York
Prodotto: Reinhold Friedl e Rolf M. EngelLou Reed e Hal Willner

N

on poteva esserci slogan più appropriato per lanciare l’album: “Free from preconception” (lìberati dai preconcetti); in effetti non c’è niente di più lontano dall’idea che si ha di Lou Reed, rock’n’roll animal o intellettuale del rock che si voglia.

Uscito per la Sounds True, minuscola etichetta discografica specializzata in pubblicazioni New Age, “Hudson River Wind Meditation” contiene quattro tracce di musica elettronica composta per meditare e per rilassarsi durante i suoi esercizi quotidiani di Tai Chi, disciplina orientale di cui è un fedele adepto da più di vent’anni. Un disco quindi nato in casa e composto per puro piacere personale, senza alcuna intenzione di pubblicarlo. Lo stesso Reed racconta la genesi dell’album nelle note di copertina: “all’inizio ho composto questa musica per me stesso come un ausilio alla meditazione, al Tai Chi, al lavoro sul corpo, e come musica da suonare di sottofondo durante la giornata per sostituire la cacofonia giornaliera con suoni nuovi e ordinati di natura incerta. Suoni nuovi liberati dal preconcetto. Questo accadeva due anni fa, e da allora gli amici che hanno ascoltato questa musica mi hanno chiesto se potevo fargliene dele copie. Allora ho composto altri due brani con lo stesso intento: rilassare il corpo, la mente e lo spirito e facilitare la meditazione. Spero troviate tanta utilità in questa musica almeno quanto io ne ho trovata sia nel comporla che nell’ascoltarla e nell’esplorare gli spazi più interni“.

In effetti è straordinario come Lou Reed, a 65 anni, sia ancora un artista che si mette in gioco e che rischia, pubblicando un lavoro che di certo gli alienerà le simpatie di gran parte dei fan come fece, all’epoca, il tanto detestato “Metal Machine Music“. E con l’album del 1975 qualche parallelo corre: anche in questo caso le tracce sono solo quattro (malgrado il disco duri un’ora abbondante). Anche in questo caso non c’è voce, non ci sono brani rock ma melodie ripetitive che cambiano lentamente nella miglior tradizione della scuola minimalista e che non evolvono mai dal loro intento originario. C’è insomma parecchio per deludere qualunque fan di Lou Reed a meno che non lo si ascolti, appunto, “liberi da preconcetti” e con la consapevolezza che questa è musica per meditazione, fatta per l’anima e non per l’orecchio. Se ascoltato con questa consapevolezza, l’album crescerà con gli ascolti e permetterà di conoscere un alro aspetto di questo artista tutt’altro che granitico, come lo si dipinge spesso. Le prime due tracce sono il fulcro dell’album e da sole ne coprono quasi l’intera durata, mentre la terza è una sorta di interludio e l’ultima una coda che riprende la melodia del primo brano. Troviamo bassi e subaromici molto profondi, suoni che hanno odore di tibetano e che si intrecciano tra loro in modo quasi ipnotico. L’ultimo azzardo di Lou Reed, quindi, è tornare alla musica elettronica, quella musica che ricorda da vicino LaMonte Young e le prime influenze dei Velvet Underground e di creare lo Yang perfetto per “Metal Machine Music“.


1. Move Your Heart (28:54)
2. Find Your Note (31:35)
3. Hudson River Wind (Blend The Ambiance) (01:50)
4. Wind Coda (05:23)

Durata: 67:43

Lou Reed (Arrangiamenti, engineering, missaggio, programmazione loop)
Lou Reed (Foto di copertina)
Héctor Castillo (Engineering, Missaggio)
Emily Lazar (Mastering)
Chad Morgan (Package Design)
Karen Polaski (Package Design)
Il titolo originale dell’album era “Inner Spaces“. Il disco è stato registrato presso l’ “Animal Lab”, che altro non sarebbe che lo studio privato che Lou Reed ha in casa


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