Le traduzioni

LA SFILATA DI HALLOWEEN (Halloween Parade)

Lou Reed, da “New York” (Sire 1989)

C’è una fata di downtown che canta Proud Mary
mentre percorre Christopher Street
qualche frocio del sud fa un gran casino
tra il molo e i bassifondi
questo Halloween è una certezza
specialmente perché io sono qui senza di voi
c’è Greta Garbo e un Alfred Hitchcock
qualche stallone giamaicano
ci sono cinque Cenerentole e alcuni trans in pelle
mi sono quasi imbattuto nel mio viso
c’è una Crawford, una Davis e un Cary Grant davvero kitsch
e qualche ragazzotto in cerca di guai sceso dal Bronx
ma non c’è Hairy e neanche una Vergine Maria
non sentirete mai più quelle voci
e Johnny Rio e Rotten Rita
non rivedrete mai più le loro facce
questo Halloween è una certezza
specialmente perché io sono qui senza di voi
ci sono i Perdenti Risuscitati e gli Ubriaconi alla Lavanda
e spacciatori di crack da Washington Heights
i ragazzi dell’Avenue B e le ragazze dell’Avenue D
una Campanellino in calzamaglia
questa festività un po’ mi butta giù
specialmente perché non ci siete voi
non c’è nessun Peter Pedante a dire cose romantiche
in latino, greco o spagnolo
niente Tre Banane o Brandy Alexander
a stupirci coi loro trucchi
oggi ho una sensazione differente
specialmente sapendo che non ci siete più
c’è una ragazza di Soho con una maglietta con su scritto “Io faccio pompe”
è con i Jive Five 2 Plus 3
e le squillo praticano tariffe scontate
o addirittura te la danno gratis
mentre il passato continua a bussare alla mia porta
e io non ho più intenzione di stare ad ascoltarlo
nessuna consolazione, per favore
per tirarmi su
devo farcela da solo
ma mi fa tanta rabbia e la rabbia mi fa tanta tristezza
e a quel punto raggelo
dentro di me temevo fosse vero
dentro di me temevo che toccasse a voi
la sfilata di Halloween
ci si vede l’anno prossimo
alla sfilata di Halloween

BAMBINO MISTICO (Mystic Child)

Lou Reed, da “Ecstasy” (Reprise 2000)

Era solo il momento del morto neonato
con le tele di ragno aggrovigliato nella tua testa
la luna polare invece guardò fuori
impazzendo
liquore che cola nel cervello
il maniaco depressivo che va fuori
impazzendo impazzendo
una rabbia disperata invade le strade
lungo il fiume fetido e il mercato della carne
bambino mistico impazzito
d’inverno con dita gelate
guarda fuori dalla finestra
per poi volare via
impazzendo
situazione fuori controllo
ho gli occhi semichiusi come una talpa
che sorride
impazzendo
nel mattino mistico dove i fiumi si incontrano
un organetto a ritmo hip hop
cinque del mattino la strada scivolosa
che impazzisce
dalla finestra come un lampo
che piomba da uno squarcio nel soffitto
cieco
impazzendo
malato e confuso come un cucciolo su un marciapiede
vomitare
pazzo
come un bambino
se non può avere tutto quel che può
testimoniare la sua grandezza
farà del male a qualcuno con un piatto rotto
stando in piedi su una grata del metrò
e sorridendo
impazzendo impazzendo con un sorriso
santo mattino
il sole è sorto e qualche mendicante
qui ha perso la sua tazza
l’alba è un cencio strappato
che impazzisce come un bambino mistico
come un bambino mistico
domenica mattina guardare giù dal tetto
e impazzire
con un sorriso – bambino mistico
la cima del mondo ecco è arrivato fin lassù
ha anelli d’oro e riccioli di giada
salta giù in strada – ce l’ha fatta
addio bambino
addio bambino
bambino mistico
impazzito

LAGUNA BLU (Blue Lagoon)

Laurie Anderson

Ho ricevuto la tua lettera. Grazie tante.
Stavo prendendo un po’ di sole e mi stavo riposando
Fa davvero caldo.
Di giorno mi tuffo dai relitti
Di notte nuoto nella laguna blu
Sono solito domandarmi sempre chi ho portato su un’isola deserta.
Di giorno mi vengono in mente le città.
Di notte sogno un posto perfetto
Di giorno mi tuffo dai relitti
Di notte nuoto nella laguna blu.
Tuo padre giace a 5 braccia di profondità
Della sue ossa se ne fanno coralli
E queste perle erano i suoi occhi.
Nulla di lui si affievolisce
Ma patisce le trasformazioni improvvise
In qualcosa di strano e sfarzoso
E sono rimasto da solo a raccontare la storia
Chiamami Ishmael
Ho ricevuto la tua lettera. Grazie tante.
Stavo prendendo un po’ di sole
Fa davvero caldo.
Sono solito domandarmi sempre chi ho portato su un’isola deserta.
Di giorno mi vengono in mente le stanze
Di notte nuoto nella laguna blu.
Ho visto un aereo oggi. Volava basso sopra l’isola
Ma la mia mente era da qualche altra parte \ E se tu spedirai mai questa lettera
Pensandoti, l’amore e i baci
Terminano nel pacifico blu.

VELENO (Poison)

Laurie Anderson

Era una di quelle notti da gatto nero
La luna se ne è andata e l’aria è leggera
E’ il tipo di notte in cui si tirano in ballo i gatti
Non dimenticherò mai che avemmo un litigio
Ti sei voltato hai spento la luce
Ti sei alzato dal nostro letto e sei sceso di sotto
A vivere con lei
Solo un piano di scale e un grido lontano
Credo che avrei dovuto alzarmi ma decisi di rimanere dov’ero
Ho bevuto qualche veleno che ora non ricordo?
Ho bevuto qualche veleno che ora non posso proprio ricordare?
Ed ogni notte apro tutte le finestre
Lasciando entrare il freddo vento della notte
Suonando con l’organo musica a volume alto e parlando con me stessa e sognandoti
Sento voci provenire attraverso i tubi
Attraverso ogni fessura fino al mio letto e su fino alla luce
Il volume si alza e poi si abbassa
Sento due di voi suonare canzoni, spostare mobili e perdersi in sciocchezze
Ho bevuto qualche veleno che ora non ricordo?
Ho bevuto qualche veleno che ora non posso proprio ricordare?
C’è del sangue sulle mie mani. No le mie mani sono pulite.
Ho fatto qualcosa di davvero meschino in un’altra vita?
Sento voci e penso che sto perdendo la testa
Penso che sto diventando pazza. Devo andarmene
Sono corsa in strada e ho cominciato a gridare
Devo uscire dalla mia vita…Uscire…andarmene
Ho bevuto qualche veleno che ora non ricordo?
Ho bevuto qualche veleno che ora non posso proprio ricordare?
C’è sangue sulle mie mani?
Ho fatto qualcosa in un’altra vita che avesse veramente un senso?
Una piccola pallottola un pezzo di vetro
E il tuo cuore si sviluppa tutt’attorno
Una piccola pallottola un pezzo di vetro
E il tuo cuore si sviluppa tutt’attorno…

IL PROGRESSO (Progress)

Laurie Anderson

Hansel e Gretel sono vivi e stanno bene
E vivono a Berlino
Lei serve cocktail
Lui ha avuto una parte in un film di Fassbinder
Ed ora di notte stanno da soli
bevendo grappe e gin
E lei disse: Hansel tu mi stai ferendo
E lui disse: Gretel sei una vera donnaccia
Lui disse che avevo sprecato la mia vita in una stupida leggenda
Quando il mio unico e solo amore era la strega malvagia
Lei domandò qual’è la storia?
Ed egli rispose che la storia è un angelo stremato
Indietro nel futuro
Lui disse che la storia è una pila di detriti
E l’angelo vorrebbe tornare indietro e aggiustare
Riparare le cose che sono andate rotte
Ma c’è una tempesta che soffia dal Paradiso
E la burrasca continua a soffiar via l’angelo
Indietro nel futuro
E questa tempesta, questa tempesta
Si chiama progresso.

IL CORVO (The Raven)

Lou Reed, libera elaborazione da Edgar Alan Poe

1. C’era una volta una notte tetra
mentre riflettevo, stanco e indebolito,
su molte scienze dimenticate,
bizzarre e curiose,
mentre dondolavo il capo quasi sonnecchiante,
improvvisamente sentii picchiare
come se qualcuno bussasse
alla porta della mia stanza;
è qualche visitatore che borbotta
bussando alla porta della mia camera
solo questo e nulla più.
2. Brontolando mi svegliai indebolito
ho sempre avuto problemi ad addormentarmi
incespicando la mia mente corre
verso pensieri segreti
che scorrono ancora una volta
e, sperando in qualche alba
dove la felicità sarebbe una sorpresa
la solitudine non più una ricompensa
bussando alla porta della mia camera
scovando l’ingegnosa entrata
persa per sempre nei sogni
solo questo e nulla più.
3. Volteggiando il ritmo del polso corre
il tabacco stantio le mie labbra assaggiano
il whisky rimasto nel catino
avanzo della notte prima
di nuovo quell’infernale picchiare alla porta
udii, ormai conficcato nella mia mente
è un battere dentro e fuori
quello che mi chiama ad alta voce
ancora una volta
la furia e l’insulto di Eleonora
qui per sempre innominabile.
4. E il suadente incerto triste
fruscio delle tende color porpora
mi eccita – mi sazia
di fantastico spavento
mai provato prima
ed ora (oh il vento!) ritto in piedi
affannando
spero di calmare il mio respiro
è qualche visitatore che mi supplica
di entrare nella mia stanza
qualche visitatore disperso che supplica
di entrare nella mia stanza
è questo e nulla più.
5. Scrutando nelle profonde oscurità
rimasi lì a lungo
chiedendo, temendo,
dubitando, sognando fantasie terribilmente ardite
per sognare prima
ma il silenzio era continuo
e l’immobilità non dava segni
l’unica parola pronunciata era
il nome Eleonora sussurrato
questo pensai e sussurrai a voce alta
dalle mie labbra il ripugnante nome
che si faceva più aspro – appena risuonante
questo e nulla più.
6. Ritornando nella mia camera – i nervi mi saltavano
non appena sentivo ancora picchiare
più forte di prima
di sicuro proveniva dalla scala di ferro
apro la porta per vedere di quale “minaccia” si tratta – apro la finestra
apro le imposte
lasciamoci esplorare dal mistero
oh cuore gonfio per questa volta lo sarai ancora!
lasciamo che il mistero ci esplori
è il vento e nulla più.
7. Mormorai solo un epiteto
mentre dentro di me soffocavo e fremevo
quando, con un scatto risoluto e un tremito,
volò un solenne corvo
lucente e vorace come ogni nemico
non fece il più piccolo inchino
ne’un piccolo gesto verso di me
di riconoscimento o gentilezza –
ma si appollaiò nella mia stanza
questo uccello dal viso salivante
subdolo nella sua consapevolezza
appollaiato nella mia stanza
seduto in silenzio
e fissando il nulla.
8. L’io è un bizzarro e malinconico sorriso obliquo rivolto a te.
impreco contro questa crudele e viscida espressione che mostra,
sebbene ti mostri qui spogliato e sbarbato
riconosco a me stesso quale misero e vile
squallido e truce vecchio corvo sei
errante sulle rive oppiate
dimmi qual è il tuo sfarzoso nome
dimmi che non sei il liquame degli incubi
qualche atroce polvere da bere o inalazione
composta da fiamme di scienze cittadine
citato come il corvo “mai più”.
9. E il corvo, seduto da solo, guardando fisso
e malaticcio solo il mio organo maschile
come se in una sola parola si versasse la sua anima – patetico!
non pronunciò nulla ancora –
non una piuma egli agitò
sino a che fui io che mormorai
mentre fissavo monotono il pavimento
“altri amici si sono dileguati e mi hanno abbandonato
scappati come se ogni speranza si fosse dileguata prima
come se non avessi dubbi sul domani”
ma l’uccello disse “Mai. Non più”.
(ROWENA – ANDIAMO A CASA)
10. Fu allora che percepii l’aria diventare più profumata
di qualche incenso invisibile
come se accettassimo l’intrusione degli angeli
proprio quando sentii la collusione
prima di dar tregua alla sembianza di false memorie!
la tregua attraverso il velo dello splendore della cocaina
aspiro e aspiro lo splendore della fiala azzurrina
per dimenticare – subito! la meschina Eleonora
disse il corvo mai più.
11. “Profeta!” – dissi – “disceso dal maligno!” – ancora profeta – se uccello o diavolo
da quel paradiso che si piega sopra di noi
da quel dio che entrambi ignoriamo
svela a quest’anima gravata dal dolore e
da questo testardo e dannoso proposito
è potuto scivolare il gentil cuore di una signora
nella cupidigia dei bisogni – schifoso bugiardo arrogante –
che a nulla attribuisci più elevatezza – di una stilettata da una spina o da un ago
diretta al tradimento e all’infamia
la coscienza non lascia traccia
disse il corvo mai più.
12. “Sia questa parola il segno del nostro distacco, uccello o demonio”, gridai dal nulla
ritornatene nella bufera, nel vapore
pieno di puntelli delle bottiglie
non lasciare piume nere come simbolo
della melma
la tua anima ha detto di lasciare intatta la mia solitudine
smetti come quelli che hanno smesso prima
prendi l’artiglio dal mio cuore e vedi che
non posso preoccuparmene più
qualunque cosa sia stata importante prima
svanisce con la defunta Eleonora
disse il corvo mai più.
13. Ma il corvo, che non aveva mai volato,
era ancora seduto
seduto in silenzio
sopra un dipinto silenzioso
di una sgualdrina zitta per sempre
e i suoi occhi avevano la sembianza di quelli di un demone
che sta sognando
e la luce della lampada dietro di lui
si posava sulla sua ombra sul pavimento
“Amo chi mi odia di più!”
“Amo chi mi odia di più!”
e la mia anima non si alzerà da quell’ombra!
– Mai più! –

GLI GNU (The Wildebeests)

Laurie Anderson

1) Stasera pensavo ai sopravvissuti, come lo gnu. Sai come sono quegli animali,
la faccia stile Abramo Lincoln e sono gli unici con l’andatura da galoppo in tutti
i dipinti delle caverne preistoriche r sono tantissimi e corrono, corrono…oh sì,
loro sono dei veri sopravvissuti.
2) Nell’Ovest selvaggio, avete già visto questo film. Quattro cowboy solitari in sella
sui loro scarni ronzini cavalcano nella prateria. E all’improvviso, appaiono all’orizzonte, come dal nulla, migliaia di Indiani che si allineano lungo l’estremità dell’altopiano. Di cowboy ce ne sono solo quattro ma, guardando gli Indiani, gridano: “Andiamo a prenderli”. È il trionfo della bellezza in tutte le sue forme ed anche della speranza.
E John Wayne creò Clint Eastwood creò Bruce Willis creò Brad Pitt e così via.
OK. Taglia. Azione.
3) Sapete cosa accade quando qualcuno cerca di aiutarmi all’aeroporto. Gli dico “Hey! Ti sembra che abbia bisogno del tuo aiuto?”. Sono un coccodrillo che galleggia trasportato dal fiume. Sono un albero che raccoglie le proprie arance nel momento in cui cadono. Hai da accendere? Hai una sigaretta? Un mondo in cui soddisfiamo tutte le nostre illusioni.
4) E un particolare saluto a tutti coloro che mi hanno mostrato la via – una pacca sulla schiena divertiti, adesso è il tuo momento. È venuto il tuo turno di scendere in pista. Ed io? Ho mandato avanti la parte migliore di me stessa. Attenzione prego.
5) E non dimentichiamoci di coloro che hanno bisogno di più tempo per l’imbarco. La famiglia “di ghiaccio”, quelli che sono proprio lenti, a cui cadono sempre maglioni e altra roba mentre camminano lungo il corridoio. Oppure Noè‚ che conta i suoi animali nella certezza che tutto il resto del mondo sarebbe annegato, eccetto lui. Delle forze gli piombarono addosso e lo polverizzarono. Un atto di Dio. Come in un contratto. Qualcosa di completamente inatteso, capriccioso, impensato, abominevole. Essere l’amante di Dio.
6) La condizione odierna dell’impero, il piccolo sorriso che ho indossato tutto il giorno, non ne ho più bisogno, i vampiri, gli arbitri, gli esperti con le loro depressioni da grattacielo e i loro strani dei. Perché deliziarli ancora una volta con un altro bel tramonto? Questo sembra adesso l’impero, miei vecchi amici.
Cantiamo hey hey nonny nay cantiamo hey hey nonny nay
Mi sento a corto di teiere…con forza capovolgimi e riversami fuori…
7) È come alla fine della commedia quando tutti gli attori escono, si mettono in fila, ti guardano e sanno di aver commesso cose terribili durante la recita ma rimangono lì impalati mentre tu li applaudi e adesso? Che cosa succederà? L’incendio si estingue e venti furiosi si trovano nel luogo dove eravamo.
Cantiamo hey hey nonny nay cantiamo hey hey nonny nay.
Mi sento a corto di teiere…con forza capovolgimi e riversami fuori.
Oh, la bellezza in tutte le sue forme. Strano come l’odio può anche apparire una cosa bella. Quando è affilato come un coltello. Duro come un diamante. Perfetto.

ECSTASY (Ecstasy)

Lou Reed, da “Ecstasy” (Reprise 2000)

Ti chiamano Ecstasy
niente ti sta attaccato
né il velcro né lo scotch
neppure le mie braccia nemmeno se le immergo nella colla
neppure se mi avvolgo nel nylon
con un pezzo di nastro adesivo giù per la schiena
l’amore freccia bucata con un 12
e non posso riaverti
Ecstasy, Ecstasy, Ecstasy
dall’altra parte della strada c’è una vecchia Foro
le hanno tolto le gomme
rubato il motore
e sul sedile c’è una scatola
con un biglietto con su scritto “arrivederci Charlie. Grazie mille”
vedo un bambino alla finestra col bavaglino
e penso a noi e a quello che stavamo per fare
l’Hudson scintillante
le navi che a notte passano accanto alla Statua della Libertà
la chiamano Ecstasy, Ecstasy
Ecstasy, Ecstasy
qualcuno mi chiama sant’Avorio
qualcuno mi chiama san Maurizio
io sono liscio come l’alabastro
vene bianche mi solcano le guance
ho una borchia che mi attraversa un sopracciglio
una cicatrice sul braccio che mi dice “dominio”
l’ho fatta sul tatuaggio del tuo nome
ti chiamavano Ecstasy, Ecstasy, Ecstasy
ti chiamano Ecstasy, Ecstasy, Ecstasy
la luna attraversa le nubi
un corpo galleggia supino in direzione di una folla
penso a un passato e a tutto quello che non potevo fare
non potevo tenerti stretta, non potevo diventare te
ti chiamano Ecstasy
non posso tenerti, non posso trattenerti
mi sembra di essere quell’auto vista oggi
né radio né motore niente cofano
sto andando ad un caffè e spero ci sia musica
e spero che suonino
ma se devo separarmi da te avrò un’altra cicatrice sopra
il cuore – la chiamerò Ecstasy
Ecstasy Ecstasy Ecstasy
Ecstasy Ecstasy Ecstasy

RABBIA (Mad)

Lou Reed, da “Ecstasy” (Reprise 2000)

Rabbia – mi fai solo rabbia
io odio il tuo silenzio che respira nella notte
tristezza – mi fai tristezza
quando mi metto di fronte la tua faccia mi rattristo
lo so che non avrei dovuto avere un’altra nel mio letto
ma ero così stanco così stanco
chi andava a pensare che avresti trovato un fermacapelli
mi fa solo rabbia
mi fa rabbia
mi fa rabbia, solo rabbia
felicità – il tuo andare via mi fa felice
quella tensione orribile si allenta
bambino – tu credi che io sia un bambino
nessuno ama sentirsi dire “perché non cresci?”
all’alba
so che non avrei dovuto avere un’altra nel mio letto
ma ero così stanco, così stanco
chi andava a pensare che avresti trovato un fermacapelli
mi fa rabbia
mi fa rabbia
non sai che mi fa rabbia?
scema – sei scema da non credere
in un mattino fosco mi sbatti una tazza di caffè sul viso
feccia – mi dici sei una feccia
che cosa graziosa e femminile da dire
abbaia – perché non abbai già che ci sei?
siediti, vieni, fermati, sono le parole che si adattano a te
asino – mi dici tu sei un asino
meglio che chiami il 113 perché sto per stringerti forte
so che non avrei dovuto avere un’altra nel mio letto
ma ero così stanco, così stanco
tu dici che sei fuori città per questa notte
e io credevo in te
ti ho creduto
ed ero così stanco
mi fa tanta rabbia
ma così tanta rabbia
scema…

LIBRO PARLANTE (Talking Book)

Lou Reed, da “Time Rocker” (1996)

Mi piacerebbe avere un libro parlante
che mi dicesse come comportarmi e che aspetto avere
un libro parlante che contenga le chiavi
di ricordi passati e presenti
un libro parlante che dicesse il tuo nome
così che se te n’andassi rimarresti ancora
più di un’immagine su uno scaffale
che nell’immaginazione potrei toccare
parlante, un libro parlante
mi piacerebbe avere un libro parlante
pieno di bottoni da schiacciare
contenenti immagini e vedute
il tuo tocco
il tuo aspetto i tuoi occhi il tuo profumo
il tuo tocco
il tuo tatto il tuo respiro
i tuoi suoni i tuoi sospiri
morirei dalla voglia di chiederti perché
uno deve vivere e uno deve morire
mi piacerebbe avere un libro parlante
al mio fianco così da poter guardare
e toccare e sentire e sognare uno sguardo
molto più grande di un libro parlante
un assaggio di amori futuri e passati
è proprio così tanto da chiedere
che in questo preciso momento nello spazio
il nostro amore sia sostituito
da un libro parlante?

ANGELO TENEBROSO (Dark Angel)

Laurie Anderson

Un angelo tenebroso si paracaduta in una città abbandonata
Dice: sto cercando un certo pagliaccio bianco
Non sembra che tu lo sia
Ma sei l’unico qui attorno
Così penso che tu dovrai farlo, dice
In ogni modo…cosa stai facendo?
Rispondo che effettivamente non sopporto tutte le nuove macchine
Immagino siano tutte di una nuova marca ma sembrano sempre le stesse
Dice: sembra che tu sia annoiato.
Le tue parole suonano come se ti annoiassi. Allora prova questo, mi dice:
Perché non prendi un vecchio basco?
E perché non cerchi un vecchio caffè?
Siediti ad un tavolo e scrivi qualcosa di nuovo
Che non è mai stato sentito prima d’ora
O scrivi il tuo manifesto. Questo faresti
Solo per essere sicuro di usare una matita
Tu puoi sempre, fallo…lo sai..va bene
Guarda quello che ho comprato
Non posso credere che queste cose abbiano un prezzo
Solo un po’ di plastica e numeri sulla mia carta di credito
Mi sento quasi perso
Il mondo che è solito sembrare così piccolo
Posso avvolgerlo con le mie braccia
Ora sembra veramente grande. E dice: Oh
Dalle tue foto pensavo fossi alto
Ma effettivamente… Devo andare ora
E’ un mondo piccolo pieno di luce
E’ un mondo piccolo pieno di luce
Ma non vorrei doverlo colorare

IL SORRISO (The Smile)

Laurie Anderson

Ho trascorso la mia infanzia sorridendo, ma non perché mi stessi divertendo. La ragione per la quale ridevo era che la mia coda di cavallo era allacciata così stretta che tutta la mia faccia si contorceva in questa bizzarra smorfia.
La gente chiedeva: “Per cosa sorridi?” e io non potevo rispondere forse perché è impossibile spiegarsi mentre si sorride. Suona come se ti stessi ingarbugliando, o soffocando, o qualcos’altro.
Ora devo dire che uno dei problemi dell’usare la propria vita come materiale per il tuo lavoro è che, presto o tardi, esaurirai le storie.
È come durante una relazione col partner. Dopo che loro hanno saputo tutte le tue storie e tu tutte le loro – anche nei più piccoli dettagli – e quando uno dei due inizia a raccontare di nuovo queste storie, gli occhi del partner iniziano ad appannarsi – questa l’ho già sentita – molte volte – tipica espressione.

Ma di certo queste sono le storie con cui cominciamo – le uniche che dicono qualcosa di noi stessi. In seguito pensai a questo come a un problema di propositi. Un problema di propositi personali. Ad esempio, diciamo cosa ti accade quando vuoi strillare e gridare ahh!!! Ma non lo fai perché dici:
“Non sono il tipo di persona che strillerebbe.” Ma tu vuoi ancora gridare. Allora forse c’è un problema di propositi qui – quando definivi la tua personalità descrivevi il proposito come troppo piccolo, non abbastanza grande per muovercisi o totalmente inadeguato.
Quando ero piccola ero solita andare nella foresta e costruire piccole fortezze con foglie e ramoscelli e poi sedermici attorno fumando sigarette dalle foglie di quercia e cercando di pensare a cose che non erano assolutamente mai accadute nel mondo fino a quel momento. Diversi scenari, sogni improbabili e stravaganti. Poteva essere qualcosa tipo: un uomo sta camminando lungo una strada e improvvisamente gli cade sulla testa un’oca canadese e proprio allora appare un triplo arcobaleno ed egli ha un attacco di cuore. Per qualche ragione pensare a cose mai accadute mi sembrava un lavoro importante che doveva esser fatto da qualcuno e dato che ero l’unico nei paraggi, come per la fortezza, decisi di assumere l’incarico.

VIAGGIO (Tripitina)

Lou Reed

Amore mio. Il re di ogni altro nome è un vespasiano. Tu, amore mio, sei solido come un pilastro sopra ogni cosa – essi sono solo insetti sotto i tuoi piedi. Sono scimmie. Adattali – elaborali secondo la tua visione – ma non lasciar filtrare una falsa parola di scherno nel tuo grande cuore. Ti ho visto da vicino e da lontano e il tuo estremo valore oltrepassa la tua altezza – la tua ampiezza – la profondità del tuo dolore. Oh ostinato vagabondo, tu non vedi la luce del nostro amore – le nostre sorti unite – i nostri cuori legati insieme in un unico splendore intrecciato d’oro prezioso. Essi ascoltano la musica degli idioti e si divertono con le meschine miserie dei loro affari. Non sono cose da angeli né da più alti avamposti che l’umanità potrebbe aspirare a diventare. Il tuo ripugnante uomo d’affari re del vomito appartiene al ceto più basso – i suoi consulenti fanno crollare gli zimbelli dell’educazione, guidati dalla cupidigia.
Amore mio, mettiti nei panni della loro derisione e nel loro avanzato stato di stupidità e senilità bruciali e distruggili così che le loro ceneri possano unirsi in un composto che essi tanto si meritano. Se la giustizia su questa terra è passeggera, per una volta ascoltiamo il piangere e il ragliare del re uomo d’affari. Lasciamoli essere gli orangutan che sono e ardere nei candelieri perché tutti li vedano – appesi al soffitto dalle loro ridicole catene e sottovesti che avranno indossato con le sembianze di una pagliacciata. Colui che sottovaluta il tempo è confinato a cercare la verità sublime e il vuoto nascosti sotto le grate della confusione sistematica.
Uomini d’affari – non meritano nemmeno che tu ti “purifichi” su di loro.

IL FOLLETTO DELLA MALVAGITA’ (The Imp of the Perverse)

Lou Reed

Insegnante: morte per mano di Dio. (indica con la bacchetta)
Morte per mano di Dio!
Ragazzo: Sono un’ombra
I: Le Cose materiali e spirituali
R: Materne
I: Possono essere pesanti
R: Soffocanti
I: Ci sono 7 lampade di ferro che illuminano i nostri sensi
R: 7 Coltelli.
I: 7 Lampade di ferro per illuminare i nostri sensi e 7 campane per celebrare la resurrezione.
R: Due palle di marmo in una sacca. Una candela lunga e sottile.
Una bocca, due calcoli
Costernazione e tradimento
I: Mi stai ascoltando!? Mi stai ascoltando?!? (Afferra il ragazzo per la guancia e lo pizzica) Mi stai prestando attenzione?!?!
R: Io sono un’ombra
I: 7 Lampade di ferro, 7 Oboe, due piccole palle ed una candela minuscola
R: Candela minuscola
I: Una fiamma patetica, della brace morente
R: Morente…
I: 5 Creature da un monolito, 7 bisbigli dalle catacombe, 5 e 7 discorsi intontiti e borbottati – Stai ascoltando!
Ragazzo (inchina la testa) mi sto accingendo a fare qualcosa che non dovrei!!
I: Colpevole colpevole colpevole colpevole colpevole no no mai mai no; 7 mattine 13 lune, 5 lupi, una mattina coperta di seta, 7 campane per 7 sensiI …ognuno libidinoso libidinoso
R: Colpevole…
I (toccandosi): due mature ghiandole alimentate dal latte… rosse inclinate… stai ascoltando mio piccolo topo. Ogni senso strappato dal suo corpetto – ogni ghiandola imbottita della sua sovrabbondanza – ogni fiore, ogni petalo, ogni stame
R: Macchia d’uomo!
I: Ascoltami mio piccolo uomo topo – ascoltami piccolo gallo!
R (guardando la mano): seme!
I (afferrandolo per il viso – colpendolo con la bacchetta): Ascoltami fratello! Mia piccola macchia tumescente!
Il ragazzo gridando: Ligeia! (tenendo in mano un lungo coltello). Sono fermo sull’orlo e mi sto avvicinando! Colpevole! ( La pugnala. Corre verso le quinte del palco dove c’è un quadro di un albero alla rovescia. Sussulta festeggiando ed avanza passo passo aprendo le sue mani verso l’alto).
R: Sono un’ombra!
(L’albero cade dritto per terra e lo trapassa).

LE CAMPANE (The Bells)

Lou Reed, da “The Bells” (Arista 1979)

E le attrici comprendono
l’attore che torna a casa tardi
dopo che lo spettacolo è finito
e la folla si è dispersa
tra le luci di città e le strade
non ha prezzo
quel magnifico spettacolo degli spettacoli
ah, solo Broadway lo sa
perfino la grande via lattea
aveva qualcosa da dire
quando lui è caduto in ginocchio
dopo essersi librato nell’aria
senza nulla che lo sostenesse
non era proprio carino
recitare senza il paracadute
mentre stava sull’orlo del precipizio
ha guardato fuori, e credeva di vedere un ruscello
e ha gridato “Guardate. Ecco le campane!”
e ha cantato “Ecco che arrivano le campane!”
“ecco che arrivano le campane!”
“ecco che arrivano le campane!”
ecco che arrivano le campane!

UNA STORIA SU UNA STORIA (A story about a story)

Laurie Anderson

Voglio raccontarvi una storia di una storia. Riguarda il tempo che ho impiegato per scoprire che la Maggior parte degli adulti non ha idea di cosa sta dicendo e non ha problemi a dire qualsiasi cosa venga loro in mente sia che risulti vagamente vera che no.
Eravamo nel pieno dell’estate quando io avevo dodici anni ed ero il tipo di ragazza molto esibizionista. Eravamo sette fratelli ed io mi perdevo sempre tra la folla, in realtà avrei dovuto fare Maggior attenzione. Un giorno ero in piscina e decisi di fare un salto dal trampolino – il tipo di tuffo che ti sospende magicamente e temporaneamente a mezz’aria e tutti, attorno alla piscina, ti guardano gridando “Wow! È incredibile! Sbalorditivo!”.
Non ho mai fatto un salto prima d’ora. Quanto sarà difficile? Devi fare una capriola e raddrizzarti poco prima di entrare in acqua. Così ho fatto ma… ho mancato la piscina. Sono caduta sull’orlo della vasca e mi sono rotta la schiena.
Ho trascorso i mesi successivi in trazione in ospedale nella corsia dei bambini. Per molto tempo non mi potei muovere né parlare, ero come sospesa. Ero nella stessa corsia dei bambini ustionati che stavano appesi in queste bende girevoli – una sorta di spiedo o di girarrosto – che girando in continuazione permettevano alle scottature di venir immerse nei liquidi.
Un giorno il dottore venne a visitarmi e mi disse che non sarei più stata in grado di camminare. Ricordo di aver pensato: Quest’uomo è pazzo… è anche un medico? Chi lo sa? Sebbene non potevo dir nulla perché non potevo parlare, ero certa che non aveva idea di cosa stesse dicendo – di certo avrei ripreso a camminare… Dovevo solo concentrarmi, prendere contatto con i miei piedi e convincerli a muoversi.
La cosa peggiore era che ogni pomeriggio i volontari venivano a leggermi qualcosa. Si chinavano sul letto dicendo: “Ciao Laurie…” pronunciando bene ogni parola come se fossi sorda. Aprivano il libro dicendo: “allora….dove eravamo? Ah sì il coniglio grigio stava saltellando per la strada e indovina dove andò? Bè…nessuno lo sa! L’agricoltore non lo sa. La moglie dell’agricoltore non lo sa. Il figlio dell’agricoltore non lo sa e così via. Nessuno sapeva dove era andato il coniglio ma tutti sembravano preoccuparsene.
Prima che questo incidente accadesse stavo leggendo libri come “Storia delle due città” e “Delitto e castigo” cosicché le storie del coniglio grigio mi sembravano torture cinesi.
A ogni modo, finalmente mi alzai sulle mie gambe e per due anni indossai un enorme sostegno in metallo stile Frankenstein – ero sostanzialmente un mostro – e fui ossessionata dalla figura di John F. Kennedy perché aveva anche lui problemi alla schiena ed era il presidente.
Più avanti con gli anni quando qualcuno mi chiedeva com’era stata la mia infanzia, io raccontavo questa storia ed era un modo per dir loro certe cose di me stesso – come avevo imparato a non fidarmi di certa gente e come fosse orribile ascoltare lunghe e inutili storie come quella del coniglio grigio.
Ma c’era sempre qualcosa di strano nel raccontare questa storia che mi metteva a disagio – come se qualcosa mancasse.
Quindi un giorno, mentre stavo raccontando questa storia, cominciai a descrivere i piccoli girarrosti cui erano appesi i bambini…. e, d’un tratto, fu come tornare indietro all’ospedale rivivendo esattamente ciò che accadde e ricordai la parte mancante. Era il rumore della corsia di notte. Erano le voci dei bambini che piangevano e urlavano. Erano le voci dei bambini moribondi.
Così ricordai anche il resto – il forte odore delle medicine, l’odore della pelle bruciata. Quant’ero impaurita! Ed i letti vuoti la mattina… e le infermiere che non si sbottonavano sulla sorte di quei bambini, continuando a rifare i letti e a pulire la corsia.
Altri eventi della storia – veramente ho descritto solo la parte che mi riguardava – e ho dimenticato il resto – li ho “puliti” dalla mia mente proprio come le infermiere pulivano la corsia. Penso che questa sia la cosa più sgradevole. Cerchi di arrivare al punto – generalmente riguardo te stesso o qualcosa che hai imparato… racconti la tua storia, te la tieni stretta e ogni volta che la racconti, la dimentichi una volta di più.

IL MINUETTO ROCK (The Rock Minuet)

Lou Reed, da “Ecstasy” (Reprise 2000)

Paralizzato dall’odio e da un’anima brutta come il piscio
se avesse ucciso il padre pensava che sarebbe diventato un uomo intero
mentre ascoltava una vecchia radio nella notte
e la gente danzava un minuetto rock
nei locali gay in fondo al bar
consumava odio su un freddo pavimento di segatura
mentre il jukebox pulsava
sniffava coca da un barattolo
mentre tutti danzavano un minuetto rock
la scuola era una perdita di tempo, lui era fatto per la strada
ma la scuola era l’unico modo con cui evitare l’esercito
le due puttane gli succhiarono i capezzoli finché non venne dritto ai loro piedi
mentre danzavano un minuetto rock
si figurò la camera da letto dove aveva udito il primo grido
sua madre carponi e suo padre dietro
e le sue grida facevano male a tal punto che sperò di diventare cieco
e si cullò al ritmo di un minuetto rock
in fondo al magazzino c’erano due tizi
avevano legato un uomo e gli avevano cucito gli occhi
e lui si eccitò al punto che gli venne sulle cosce
mentre danzavano un minuetto rock
su Avenue B un tizio l’ha aggredito una notte
l’ha portato in un vicolo e ha estratto un coltello
e mentre gli tagliavano la gola pensava a suo padre
e infine danzò un minuetto rock
nella maledizione dei vicoli l’eccitamento della strada
sui moli amari e freddi
dove s’incontrano tutti i fuorilegge
nell’euforia e nel calore della droga
potresti danzare un minuetto rock
così quando danzi forte – una danza lenta
quando danzi forte – una danza lenta
quando danzi forte – una danza lenta
quando danzi il minuetto rock

CHI SONO? (Who Am I?)

Lou Reed

Qualche volta mi chiedo chi sono
il mondo sembra non curarsi di me
un uomo più giovane che ora sta invecchiando
devo sapere cosa sarà del resto della vita
ho uno specchio davanti alla mia faccia
ci sono dei segni che posso ricalcare
dei ricordi del mio amore per te
una passione che spacca in due la ragione
devo pensare e fermarmi, ora
se abbandonarsi ai ricordi ti fa corrugare la fronte
un pensiero di quello che speravo che fosse
a poi guardare in faccia la realtà.
Mi chiedo chi ha cominciato tutto questo
chi era Dio in amore e
chi ha dato un bacio
a qualcuno che più tardi ha tradito
e l’amore malvagio ci ha congedato
qualche volta mi chiedo chi sono
chi ha creato gli alberi
chi ha creato il cielo
chi ha creato le tempeste
chi ha creato le pene del cuore
mi chiedo quanta vita posso afferrare
vedo finalmente un futuro per me stesso
se fossi viva chiederei il tuo aiuto
ma il pensiero mi sbalordisce
e pensandoci tu comunque non mi hai mai aiutato
eri così negativa
non hai mai visto il lato positivo delle cose
sei sempre rimasta sul ciglio.

Sognando quello che doveva essere la futura morta
so che mi piace molto sognare
e pensare ad altri mondi che non esistono
odio il fatto di aver bisogno d’aria per respirare
mi piacerebbe lasciare questo corpo ed essere libero
ti piacerebbe fluttuare come un bambino misterioso
ti piacerebbe baciare un angelo sulla fronte ti piacerebbe risolvere il mistero della vita
tagliando la gola a qualcuno o rimovendo il loro cuore
ti piacerebbe sentirlo battere
ti piacerebbe fermare i tuoi occhi
sebbene tu sai che sono morto
ti piacerebbe afferrare le mie cosce.
Se è sbagliato pensare a questo
a tenere saldo in pugno il defunto passato
perché ci siamo regalati ricordi?
smarriamo le nostre menti e liberiamoci
qualche volta mi chiedo chi sono
il mondo sembra non curarsi di me
un uomo più giovane che ora sta invecchiando
devo sapere cosa sarà del resto della vita
mi chiedo chi ha cominciato tutto questo
chi era Dio in amore e
chi ha dato un bacio
a qualcuno che più tardi ha tradito
e l’amore malvagio ci ha congedato
a qualcuno che più tardi ha tradito
e l’amore malvagio ci ha congedato

GIGLIO BIANCO (White Lily)

Laurie Anderson

Qual è questo film di Fassbinder?
Un uomo armato entra in un negozio di fiori e dice:
quale fiore esprime i giorni che passano e quelli che continuano a trascorrere
trascinandoti incessantemente nel futuro…
I giorni che passano trascinandoti incessantemente nel futuro…
E il fioraio disse:
il Giglio Bianco,
tu stai camminando e non sempre te ne rendi conto, ma stai cadendo.
Ad ogni passo cadi leggermente in avanti e poi ti rialzi.
Di continuo cadi e di continuo ti rialzi. E questo è il modo
in cui tu cammini e cadi allo stesso tempo.
Alcune cose sono solo immagini – sono scene davanti ai tuoi occhi. Non guardare,
ora sono proprio dietro di te.

GIORNATA PERFETTA (Perfect Day)

Lou Reed, da “Transformer” (Rca 1972)

Proprio una giornata perfetta
bere sangria nel parco
e poi più tardi quando fa buio
andiamo a casa
davvero una giornata perfetta
dare da mangiare agli animali allo zoo
e più tardi anche un film
e poi a casa
oh, è proprio una giornata perfetta
sono contento d’averla trascorsa con te
oh, che giornata perfetta
mi fai venir voglia di rimanerti accanto
mi fai venir voglia di rimanerti accanto
proprio una giornata perfetta, tutti i problemi messi da parte
turisti da weekend, è proprio divertente
proprio una giornata perfetta, mi ha fatto dimenticare me stesso
pensavo di essere un altro, qualcosa di meglio
raccoglierai quello che hai seminato


Tutti i testi sono coperti da copyright. E’ vietata la riproduzione anche parziale se non autorizzata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio