Intervista a Dick Wagner (Classic Rock, 11 Marzo 2000)

L’11 Marzo 2000 il fondatore di Classic Rock Revisited Jeb Wright ha raggiunto il leggendario chitarrista Dick Wagner. Wagner è famoso per essere stato una delle due metà del fronte chitarristico di Alice Cooper nelle sue performances teatrali e nei dischi, che hanno raggiunto il platino, negli anni ’70. Wagner suonava negli album classici Schools Out, Welcome To My Nightmare, Alice Cooper Goes To Hell e From The Inside. Faceva anche parte dello storico gruppo che accompagnava Lou Reed in Rock’n’Roll Animal e Lou Reed Live. Wagner è intrecciato profondamente con la storia dell’hard rock. L’intervista che segue costituisce un rapido sguardo sul suo stupefacente contributo all’opera del rock’n’roll.

 

CRR: Innanzitutto vorrei ringraziarti per aver accettato di incontrarci.

Dick Wagner: Nessun problema, mi piace il vostro sito. Lo trovo fico.

CRR: Mi piacerebbe discutere il tuo passato nel rock’n’roll, se non ti dispiace. Vorrei che rispondessi a qualche domanda dei nostri lettori. Ho spedito un’email nella quale annunciavo che avremmo fatto quest’intervista, e la gente ha inviato le sue domande. Ne ho scelte 10. Sarebbe bello se verso la fine dell’intervista volessi rispondere a queste domande.

DW: Certo, non c’è problema.

CRR: Cos’è il Flying Machine?

DW: Era un club per motociclisti a Fort Lauderdale. Stavo suonando lì con gli Ursa Major quando entrò Steve Hunter. Lui aveva suonato con Mitch Ryder a Detroit mentre io ero con i Frost. Non ci conoscevamo, di sicuro avevamo sentito parlare l’uno dell’altro, ma non ci conoscevamo. E così stavo suonando al Flying Machine, che è un posto davvero decadente, lui entra nel club e mi dice “Ciao!” e io lo invito a salire sul palco a suonare. Abbiamo fatto due ore di jam, è stato grandioso.

CRR: Che succedeva a Detroit in quel periodo? C’eri tu, Steve Hunter, Mitch Ryder, Ted Nugent, Bob Seger … la città era in fiamme!

DW: E’ vero. A Detroit c’era una scena musicale incredibile. Avevamo anche la Motown. Il mio gruppo, The Frost, poteva fare 15.000 persone solo in città!

CRR: Come sei stato pescato dai Frost a Lou Reed?

DW: In realtà sono andato a New York per formare gli Ursa Major, il mio gruppo provvisorio. Abbiamo fatto un disco per la RCA: devi assolutamente sentirlo! Contemporaneamente ho incontrato Bob Ezrin, che poi ha prodotto il disco. Alice Cooper stava registrando, così ho iniziato a fare qualche sessione per Alice, e subito dopo ci fu Lou Reed. Una volta andai a fare un provino con lui e al capo della sua band non piaceva il mio modo di suonare. Era un gruppo di incapaci che si chiamava The Tots (N.d.t.: tra le altre cose, significa anche “i bimbetti”) ! Tornai a casa e cominciai a scrivere canzoni, e circa un anno dopo arrivò una chiamata di Lou. Si ricordava del mio modo di suonare … e gli piaceva!

CRR: Eri su Rock’n’Roll Animal. Ovvero IL disco di Lou Reed.

DW: Sì, IL disco di Lou Reed. Quello e il successivo, Lou Reed Live. Avrebbero dovuto chiamarlo Rock’n’Roll Animal 2, perché proviene dallo stesso concerto.

CRR: Poco prima avevate lavorato con gli Aerosmith…

DW: Steve Hunter e io abbiamo effettivamente suonato su Get Your Wings. Tutte quelle chitarre su “Train Kept A Rolling”… siamo io e Steve!

CRR: Mica cazzi… Non è stato Bob a produrre il disco?

DW: Bob era il produttore esecutivo. Jack Douglas era di fatto il produttore, ma lavorava per Bob. All’epoca vivevo al Plaza Hotel di New York, mi chiamarono dicendomi di andare a suonare su questo disco degli Aerosmith. Non sapevo chi fossero … credo nessuno lo sapesse allora. Ho suonato su quattro pezzi e Steve su un paio. Non siamo stati accreditati perché il gruppo non voleva che si pensasse che Joe Perry non era in grado di suonare tutti quegli assoli!

CRR: Un po’ come i primi tempi con Alice Cooper, no?

DW: Da qualche parte nei primi dischi di Alice Cooper c’erano dei ringraziamenti speciali a Dick Wagner, ma non ero accreditato come chitarrista.

CRR: Era frustrante?

DW: Un po’. Naturalmente eravamo pagati per le sessions e mi consideravo un chitarrista da studio. Vivevo a New York e facevo tutti i tipi di sessions, quindi non era un dramma. Vedermi accreditato sarebbe stato bello perché alcuni di quei dischi erano importanti e famosi.

CRR: Alla fine, con Alice Cooper, hai cominciato ad essere accreditato.

DW: Alla fine sì, perché volevano che formassi il suo nuovo gruppo e che fossi il suo coautore.

CRR: Dovevi padroneggiare diversi stili musicali per fare quello che hai fatto: quello di Lou Reed, quello di Alice Cooper, quello degli Aerosmith e il tuo personale. Sono cose molto diverse. Come chitarrista, quanto è difficile essere in grado di cambiare stile?

DW: Per quanto mi riguarda, ho sempre praticato generi di musica diversi, ed ero in grado di adattarmi. Non sempre è facile, ma ho cercato di rimanere me stesso in mezzo a questi cambiamenti.

CRR: Chi è il musicista che ti ha più influenzato?

DW: Principalmente B.B. King e Wes Montgomery, ma le influenze sono tante e diverse… semplicemente amo ogni modo di suonare la chitarra! Tutto, dalla classica al country!

CRR: Suoni per lo più d’istinto o hai studiato?

DW: Non ho studiato, non ho mai preso neanche una lezione. Suono d’istinto e a orecchio. Non leggo la musica, non serve a un cazzo. Ho sempre avuto un ottimo orecchio. Ho sempre afferrato al volo i pezzi. Ho fatto sessions con gente che leggeva gli spartiti mentre io facevo a orecchio.

CRR: Hai un gruppo, al momento?

DW: Ho la Dick Wagner band, un gruppetto di giovani di qui che suonano molto bene. Suoniamo occasionalmente, ma ho lo studio, e la Maggior parte del tempo sono in studio a produrre. I Frost, il mio gruppo della fine degli anni ’60, ha fatto qualche data 30 anni dopo. Dopo tutto questo tempo è una specie di reunion.

CRR: Ho notato che tra Lou Reed e Alice Cooper … sei attratto dale personalità particolari?

DW: Ho avuto la fortuna o la sfortuna di lavorare con i tizi più folli dell’ambiente! (grandi risate) La cosa interessante è che quando ho cominciato a suonare, ero in un gruppo chiamato i Bossmen. I nostri concerti erano molto teatrali, e tutti i gruppi nei quali ho suonato da allora hanno sempre avuto un forte elemento spettacolare. Da Lou a Alice Cooper … ho scritto alcune canzoni per Meat Loaf e per gli Aerosmith, tutti artisti con la stessa caratteristica. Credo di essere sempre stato attratto da loro, o erano loro ad essere attratti da me.

CRR: Il tour più famoso di Alice Cooper è stato Welcome To My Nightmare …

DW: Esatto. Quello è stato il più grande tour rock dei suoi tempi. Alice ha dato il tono a tutti quelli interessati a portare grandi elementi spettacolari nel Rock’n’roll.

CRR: Eri coinvolto nel lato scenico o ti occupavi solo della musica?

DW: Principalmente della musica, ma abbiamo fatto 6 o 8 settimane di prove a Hollywood solo per quel tour. Ci ho messo qualcosa di mio. Ho fatto tutta la musica e gli arrangiamenti e gli intermezzi musicali tra le canzoni. Ero il direttore musicale di Alice. La Maggior parte della musica era mia e avevo collaborato ai testi.

CRR: Lavorando coi gruppi come una sorta di “pistola a pagamento”, ti è mai capitato di avere problemi con altri chitarristi perché eri nel LORO gruppo?

DW: Non con le persone coinvolte, ma col management sì. Il management di Alice non voleva dare nulla al gruppo, provavano sempre a tagliare i costi. Non volevano che il gruppo avesse le limo, per esempio. Ero io che lottavo perché il gruppo fosse parte del tour allo stesso livello. Come andava col management? Non molto bene. E con Alice? Alla grande! Io e Alice siamo amici.

CRR: Sembra che tu e Alice sapeste come fare le canzoni. Voglio dire, siete stati ai Caraibi e alle Hawaii, è un po’ meglio del garage di casa, no?

DW: E’ un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo! Che tempi grandiosi! Io e Cooper seduti a scrivere canzoni. Tutto quello che facevamo era ridere tutto il tempo. Iniziavamo sempre scrivendo canzoni più ridicole possibile, canzoni irriverenti che poi trasformavamo in canzoni vere. Ridevamo. Era divertente!

CRR: Scrivi ancora?

DW: Un po’. Non scrivo più come una volta. Prima scrivevo almeno 50 canzoni l’anno, come minimo. Ho rallentato perché ho lavorato molto con gruppi giovani, e ho aiutato musicisti a mettere piede nel business. Questi ragazzi arrivano con le loro canzoni, e io non voglio mettermi lì e farne delle canzoni di Dick Wagner. Voglio che ognuno riesca ad essere se stesso. Ultimamente ho ripreso perché voglio fare un nuovo disco con materiale nuovo.

CRR: Ho sentito dire che stai per fare un disco con Steve Hunter.

DW: Io e Steve faremo un disco quest’anno. Era qui un paio di mesi fa e abbiamo iniziato. Ora lui è in tour con Tracy Chapman. Un paio di mesi fa siamo andati a Shreveport, LA, e abbiamo fatto un guitar-show, c’era anche James Burton. Al pubblico è piaciuto davvero vederci suonare insieme. Appena finisce il tour con Tracy dovremmo cominciare, spero.

CRR: Che ne pensi del ruolo mutevole della chitarra nella musica di oggi?

DW: A me personalmente non piace. La chitarra è stata relegata a strumento per lo più ritmico, a me piace la chitarra solista e il blues, vengo da lì! Mi rendo conto di questa tendenza dal tipo di canzoni che scrivono i giovani, non sono quasi mai impegnative per un chitarrista.

CRR: E’ difficile trattenere questi sentimenti quando produci musica di altri?

DW: Di solito mi faccio mostrare quello che fanno. Se posso aiutarli a migliorare il loro impatto e aiutarli con le loro canzoni, allora lo faccio. In questo modo la musica resta loro, non diventa mia. Non faccio suonare sulla chitarra musica che non siano davvero in grado di suonare: perché dovrei farli risultare stupidi? E’ meglio per loro suonare ciò che sanno effettivamente suonare e che poi crescano partendo da lì.

CRR: Probabilmente hai qualche aneddoto preferito sulla vita in tour…

DW: Dio mio! Gli aneddoti dei tour! Per la Maggior parte non so dirti [o: non posso raccontarli]! (grandi risate) Ci sono stati momenti davvero folli durante i tour di Alice Cooper e Lou Reed. C’erano parecchie donne, parecchie droghe, etc… etc… Sesso, droga e Rock’n’roll.

CRR: Sei sicuro che c’eri, ma…

DW: No, in qualche modo mi ricordo. Fondamentalmente era come una festa continua. Ci sono situazioni che ho ben presenti in mente ma che non potrei mai dare alle stampe! Una volta a Erie, in Pennsylvania io e un altro tipo avevamo 15 ragazze tutte insieme nude nella camera d’albergo. Avevamo fatto uno scherzo a un membro dello staff che non aveva ancora rimorchiato nessuna ragazza in tutto il tour. Abbiamo fatto spogliare tutte queste ragazze, e quando è arrivato in camera gli abbiamo detto di partecipare alla festa ma che prima doveva farsi una doccia. E’ andato a farsela, e nel frattempo le ragazze si sono rivestite e se ne sono andate! (risate enormi) Storie così, divertimento folle. Potrei scriverci un libro, magari.

CRR: Mi piace questo tipo di spirito. Ma è roba da uomini, no? Voglio dire, mia moglie non ne coglierebbe il lato buffo…

DW: E quale donna lo farebbe? E’ quello che succede quando frequenti solo gente decadente! E in quel periodo … fa parte del processo di crescita: passi attraverso la vita, fai delle cose, più tardi ci pensi e dici “Wow!”. Sei sopravvissuto!

CRR: Ascolto la tua musica da anni e voglio che tu sappia che ho veramente apprezzato che tu abbia passato questo tempo con me. Sei legato alla storia del rock …

DW: Da qualche parte ci sono anchio.

CRR: Sei in molti più luoghi di quanto la Maggior parte della gente supponga. Nel senso che sull’argomento sono piuttosto preparato, ma non avevo idea che avessi suonato con gli Aerosmith.

DW: Devi consultare la discografia sul mio sito, www.wagnermusic.com.

CRR: Ora, se vuoi, passerei alle domande dei lettori.

DW: Procedi pure.

CRR: La prima è: “Quando suonavi con Alice Cooper quali chitarre ed effetti usavi?”

DW: A quei tempi usavo una Les Paul Special del 1958 con un amplificatore Marshall, un Echoplex e un Phase 90. Una strumentazione molto semplice.

CRR: Per la distorsione usavi qualche effetto o ti bastava quella dell’amplificatore?

DW: Mi bastava quella dell’amplificatore.

CRR: Suonavi a volume alto, allora.

DW: ALTO?! Mandavamo gli ampli a manetta, altroché! Suonavamo negli stadi, dovevi mandarli al massimo per riuscire a sentirti sul palco.

CRR: Sei un purista della chitarra?

DW: Sì, lo sono. Ancora adesso uso un Marshall con solo un piccolo delay. L’amplificatore ha un chorus incorporato. Non mi interessano tutti i tipi di effetto.

CRR: Brian scrive che ha letto da qualche parte che Alice non amava l’Alice Cooper Show, ma lui lo adora. Vuole sapere cosa ne pensi del disco dal vivo e di come ci hai suonato.

DW: Penso che quel disco sia molto buono. Io e Steve abbiamo suonato bene. Lo abbiamo registrato a Las Vegas all’hotel Aladdin. Era un momento in cui Alice aveva dei problemi col bere. Non voleva proprio fare gli spettacoli, né salire sul palco. Dovevamo parlargli per convincerlo anche solo a salire sul palco. Penso che guardi a quel periodo come a un brutto momento per lui. Per quanto riguarda il gruppo, lo show era grandioso. Penso che le parti di chitarra fossero buone.

CRR: Un altro lettore vuole sapere se era difficile suonare in mezzo a tutti quegli arredi scenici.

DW: Era tutto coreografato e no, non era molto difficile. Quello spettacolo richiese lunghe prove, e comunque la band era per la Maggior parte del tempo dietro a quelle maledette colonne! Ma quando dovevamo spostarci in avanti a suonare, avevamo dei movimenti prestabiliti, non era mai casuale. Era uno spettacolo folle, tutta la cosa era una festa per gli occhi. Il gruppo era un grande gruppo, e così il pubblico aveva anche della buona musica.

CRR: Un altro lettore chiede “come sei sopravvissuto a tutti gli stravizi?”

DW: Bella domanda! E la risposta è “non lo so”.

CRR: Per quando è previsto il tuo nuovo disco solista?

DW: Stiamo iniziando a lavorarci. Per ora ho registrato un brano soltanto, ma sto cercando di finirlo prima di fare il disco con Steve Hunter. Spero di farcela per quest’estate.

CRR: Un lettore chiede se frequenti ancora Alice.

DW: L’ho visto un anno fa. Suonava a Detroit e sono andato a sentirlo con la sua nuova band. Ci siamo fermati a parlare, ma non ci frequentiamo in continuazione.

CRR: Un altro lettore chiede: “qual è secondo te la più bella canzone che hai registrato con Alice Cooper?”

DW: Sono portato a dire “Only Women Bleed”. C’è un ottimo lavoro di produzione ed era una bellissima composizione in termini di forma. Ha subito numerosi e svariati cambiamenti. E poi il testo era il primo in assoluto a parlare di violenza domestica. Nella musica commerciale era la prima volta che una canzone parlava dell’argomento.

CRR: From The Inside era un disco ricco di contenuto, del quale non si parla molto.

DW: E’ vero. From The Inside è uno dei miei dischi preferiti di Alice Cooper, è un gran disco.

CRR: La prossima domanda è: “quali sono i tuoi dischi preferiti di Alice Cooper?”

DW: From The Inside, Welcome To My Nightmare, e Alice Cooper Goes To Hell. Questi sono i miei preferiti.

CRR: Hai lavorato con Bernie Taupin (il paroliere di Elton John) per From The Inside.

DW: Sì, abbiamo lavorato con Bernie. Alice aveva un sacco di materiale in ballo. Non era sempre facile farlo concentrare ma se ci riuscivi l’ispirazione c’era. Se è vero che scrivere con loro era una sfida, direi anche che era un’emozione. Non era difficile da un punto di vista creativo, ma era un’impresa portare avanti le sessions e metterli al lavoro.

CRR: L’ultima domanda dei lettori: che consigli dai ai giovani chitarristi che provano a entrare nel businnes adesso?

DW: Ascoltate più che potete le radici di questa musica e i chitarristi di una volta. Fondamentalmente, imparate ad essere musicisti che possono attraversare diversi stili e non affidatevi a trucchetti o all’immagine di oggi di cos’è un chitarrista. Il segreto è esercitarsi, esercitarsi, esercitarsi. Quando ho cominciato a suonare la chitarra, mi esercitavo almeno 10 ore al giorno. E’ tutto quello che facevo. Se vuoi raggiungere un livello alto devi dedicartici sul serio.

CRR: Dedicandotici così tanto, c’è mai stato qualche dubbio sul fatto che fosse questo ciò che volevi fare nella vita?

DW: La prima volta che ho preso in mano una chitarra ho capito che era ciò che volevo fare. In realtà, prima ero stato al concerto a Detroit di un gruppo chiamato Eldorodo, e i due chitarristi avevano delle Les Paul gold top. Quando li ho sentiti sono impazzito. Mi sono procurato una chitarra, ho cominciato a darmi da fare ed era bellissimo. Mi veniva facile, ma arrivare a un livello alto non è mai facile. Ci vuole molta applicazione e molto lavoro.

CRR: Dick, voglio ringraziarti.

DW: Jeb, mi ha fatto piacere. Hai un bel sito, è grandioso.

CRR: Grazie, passa un buon weekend.

DW: Stammi bene.

 

Jeb Wright

Traduzione di Giulio Pasquali

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